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LA CAGNA Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 30 agosto 1973
 
di Marco Ferreri, con Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve, Michel Piccoli, Corinne Marchand (Italia, 1972)
Il cinema di Ferreri, come il suo autore, è un cinema negativo. Il malessere, l'irritazione, magari l'indignazione che esso crea negli spettatori nasce proprio da questo procedimento che il regista usa per criticare le strutture della nostra società. I luoghi sono scelti a questo proposito: l'isola dell'azione è quanto di più stereotipato (di più “Club Mediterranée”, dice Ferreri) si possa trovare. Gli attori (si pensi alla Deneuve vestita pomposamente in lungo ed in bianco) scelti per il loro fisico, la loro personalità da sfruttare in senso negativo (la Deneuve in cagna era a priori impensabile). Le azioni che questi attori compiono sono altrettanto negative: Mastroianni, pittore pseudo intellettuale, facile preda della prima ideologia da strapazzo in circolazione.

E' il cinema del fallimento: fallimento dell'evasione nell'isola, dell'amore-passione, del mito della coppia, degli oggetti tranquillanti, come quell'aereoplano dipinto di rosa, strumento assurdo di una fuga assurda. E' il fallimento, per Ferreri, delle istituzioni borghesi, cosi violentemente lacerate nella sequenza del pranzo a Parigi, nel personaggio di Piccoli che vuota i fondi di bicchiere al Flore, impegnato anch'egli in una impossibile fuga dalla realtà.

Da questo anti-cinema spinto al limite del sado-masochismo psicologico e formale può nascere però un fascino particolare, una difficile poesia. Il rapporto di possesso reciproco fra Mastroianni e la Deneuve-cagna, dipinto fra le mille annotazioni negative care al regista, possiede indubbiamente una sua carica poetica, ambigua e violentemente insolita. Una disperazione che è quella dell'autore: “In una società cosi negativa come la nostra non si può non essere negativi. I miei personaggi sono giunti ai limiti della corsa, ai limiti della vita, del mondo, isolati e perduti”.


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